Proveniente da una famiglia fiorentina di commercianti, costretto a interrompere gli studi universitari, per vicissitudini familiari si trasferì prima a Milano poi a Legnano, dove accettò un incarico di insegnante di italiano, greco e latino in un istituto locale.
Successivamente costituì una fabbrica di guarnizioni e minuterie idrauliche, tuttora esistente e condotta dal figlio Talisio, mentre il secondogenito Giampietro fondò un’industria di mobili per ufficio.
Fin da ragazzo il Tirinnanzi aveva iniziato una intensa attività letteraria, mai interrotta. Il suo primo volume di poesie “Carmina nova”, con una prefazione di Roberto Mandel, è del 1941, cui fece seguito un’opera di saggistica “Processo ai genitori”.
Seguirono altre opere sui temi più disparati, dall’amore alla politica, ai fatti di costume affrontati con stile fresco, appassionato, ricco di brio e di spontanea arguzia toscana, alla maniera di Trilussa, ma con sferzate che possono ricordare anche Marziale o la satira oraziana.
È verseggiatore efficace nel trattare con amara vigoria la satira civile, mentre è misurato e signorile nelle poesie amorose. Per altri aspetti, invece, si rivela un contemplativo solitario, incantato dalla natura che gli suggerisce quadri ricchi di colore. Nella poesia descrittiva il suo verso limpido e fresco acquista una bella sonorità toscana, una musicalità suggestiva, un ritmo che non di rado tende al maestoso.
L’ultimo suo volume prima della morte (4 giugno 1976) fu “Mezzo secolo e più di poesia”.
Tra i molti riconoscimenti avuti, citiamo il Premio letterario International Adward rilasciato dall’International Institute of Arts and Letters e la “tessera d’oro” della Famiglia Legnanese, quale cittadino benemerito di Legnano.
Questo sodalizio ha istituito a suo nome, dal 1980, il premio di poesia inedita, mentre l’Amministrazione comunale, nel centenario della nascita, gli ha dedicato una piazza.